Qui voglio fare un discorso più politico che spirituale, riallacciandomi al discorso del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale invita gli italiani a fare sacrifici per superare la crisi economica. E' dal dopoguerra che la classe politica chiede sacrifici agli italiani: prima per la ricostruzione, poi per lo sviluppo, poi per entrare nell'Euro, ora per la crisi economica. Il tutto per giustificare nuove tasse e nuovi tagli alla spesa.
Io da cristiano, a chi devo ubbidire? A Dio o a Giorgio Napolitano? A Dio! Lo dice anche il Papa che come cristiani dobbiamo ubbidire a Dio e non agli uomini.
Se Dio vuole misericordia e non sacrifici come dice Gesù in Mt. 9,13, per poi ripeterlo in Mt. 12,7, io come cristiano mi sento un po' a disagio, perché come italiano sono tenuto ad ascoltare Napolitano che è il presidente di tutti gli italiani, ma è pur sempre un uomo, ma dall'altra, come cristiano, sono tenuto ad esercitare la misericordia e non il sacrificio, perché quella è la volontà di Dio come emerge dalle parole di Gesù. "Sia fatta la tua volontà, come in cielo e così in terra" recita la preghiera di Gesù: il Padre Nostro.
La misericordia non tiene conto del sacrificio e va ben oltre queste questioni economiche a mio giudizio pidocchiose, perché le esigenze dell'uomo non si possono sopprimere e soffocare davanti alla crisi economica, perché ciò equivale a mortificare l'uomo. L'economia non può comandare sull'uomo e sottometterlo. La crisi economica non può essere la scusa per impedire all'uomo di esprimere se stesso nel migliore dei modi, imponendogli sacrifici.
Quindi i sacrifici li faccia chi li chiede, se ritiene di farli. Altrimenti si cerchino soluzioni diverse alla crisi economica, per esempio nella condivisione e nella comunione dei beni, abolendo privilegi, sprechi, proprietà privata e Copyright.