Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà" Mt. 24,42.
Questo passo del Vangelo di Matteo è oggetto della Parola di Vita di questo mese, Aprile 2009, e mi capita a fagiolo in occasione del terremoto di questa mattina in Abruzzo. La Parola di Vita viene stampata di mese in mese dal Movimento dei Focolari, chiamato anche "Opera di Maria".
"Vegliate. State attenti. State svegli. Perché di molte cose non sei sicuro al mondo, ma di una certamente non puoi aver dubbi: che un giorno devi morire." Così Chiara Lubich scriveva a commento di quel passo del Vangelo nel dicembre del 1978.
Non è sempre facile prevedere un evento sismico, una catastrofe naturale o semplicemente il giorno della nostra morte o di quella dei nostri cari. Per questo siamo chiamati da Gesù a vigilare, per non essere colti di sorpresa e impreparati.
La morte è un evento tragico che ci può cogliere impreparati se non ci abituiamo a morire giorno dopo giorno dando la vita per il bene del prossimo. Dare la vita mettendo a disposizione del fratello e di chi si trova nel bisogno, il nostro talento, le nostre risorse per condividerle e gioirne insieme.
"E' bello morire, papà, si va a stare insieme a Gesù" si legge nella parte finale di quella Parola di Vita. Sì, quando doni la tua vita e muori a te stesso, nel senso che fai morire l'uomo vecchio ed egoista che sta dentro di te, per risorgere a nuova vita, in questa vita come uomo nuovo, mettendo in comune i tuoi talenti nella gioia e nella libertà, allora vai a stare insieme a Gesù, vai a dimorare in Dio.
Ma non è bello morire per finire in una tomba, non è bello morire in un incidente stradale, in un terremoto, impreparati ad accogliere Cristo che viene. Gesù, di fronte alla morte di Lazzaro, si rattrista e piange insieme a Maria. Anche di fronte alla propria morte, Gesù si rattrista e non gioisce, suda, ha paura e chiede al Padre di allontanargli quel calice di dolore, segno evidente che per Gesù non è bello morire. Ma tuttavia Gesù (che, non dimentichiamolo, è Dio incarnato) accetta la morte per darci la vita, la vera vita, per il nostro bene. E in virtù del suo sacrificio, per non rendere vano il sacrificio di Gesù, di Dio stesso, noi cristiani, nei limiti del possibile, siamo tenuti a valorizzare e tutelare la nostra vita e quella di chi ci sta attorno, compresa quella di chi ancora deve venire al mondo, in tutte le sue forme, anche in quelle meno belle e a promuoverla allontanando tutto quello che la può minacciare, vegliando.