Traggo spunto dall'appello del Papa e della Cei, dell'altro giorno, agli imprenditori in merito alla grave situazione occupazionale italiana che sta mettendo in difficoltà molte famiglie, spingendo al suicidio in alcuni casi, persone che vengono licenziate per la mancanza di lavoro e la chiusura dell'azienda per fallimento, per fare alcune considerazioni su tutto ciò.
Dal mio punto di vista, la responsabilità di tutto ciò è in gran parte della Legge e di conseguenza del legislatore che fa le leggi.
Sì, perché la legislazione in materia di lavoro e sulla sua sicurezza, per l'imprenditore è qualcosa di impossibile e assurdo, quando viene applicata senza la mediazione dello Spirito. Ad essere sincero, se fossi un imprenditore, con la legislazione che ci ritroviamo in Italia, avrei già chiuso l'azienda e licenziato tutto il personale, oppure avrei trasferito l'azienda all'estero, lasciando a casa tutti i lavoratori non disposti a trasferirsi all'estero.
Da una parte, come è giusto che sia, i lavoratori chiedono sicurezza e garanzie sul lavoro. Dall'altra parte, l'imprenditore deve poter vendere e fare utile se vuole continuare a mantenere in piedi l'azienda e quindi deve essere competitivo sul mercato, offrendo prodotti e servizi di qualità al minor costo.
Sicurezza e competizione, purtroppo, mal si conciliano sul mercato.
C'è poco da dire e da piangere. Quando una azienda, per esempio, riceve una sanzione di 6.000 euro se non di più dall'ASL per la mancanza di un documento burocratico previsto dalla Legge, la prima cosa che l'imprenditore considera è quella di rivolgersi ad un avvocato per valutare la possibilità di un ricorso alla sanzione ricevuta. Ma poi si chiede: ne vale la pena?
Non ne vale la pena se i costi superano i benefici e se non hai qualche santo in Paradiso. Val la pena invece chiudere baracca e burattini e licenziare tutto il personale. D'altronde è giusto così, perché se un imprenditore non sa stare all'altezza della Legge e di tutte le norme previste in merito alla sua attività, è giusto che esca dal mercato e si dedichi all'ippica, con buona pace del Papa, della Cei, del legislatore e di tutti noi che restiamo senza lavoro.
L'unica soluzione, secondo me, è mettere da parte la Legge e adottare il Vangelo, non come Legge, ma come libera e consapevole scelta di vita.