La disubbidienza

L'omelia di Papa Benedetto XVI del 5 aprile 2012

L'omelia di Benedetto XVI è spiritualmente molto profonda e precisa. Il Papa parte dal sacramento del sacerdozio, dove il vescovo, mediante l'imposizione delle mani e la preghiera introduce il discepolo nel sacerdozio di Gesù Cristo in modo da consacrarlo nella Verità come chiesto da Gesù al Padre nella sua preghiera sacerdotale. In questo contesto viene chiesto al discepolo di mettere la sua vita a disposizione di Gesù e non di se stesso, chiedendosi che cosa può dare il discepolo per Gesù e per gli altri o, più concretamente, come può il discepolo conformarsi a Cristo, il quale non domina ma serve, non prende ma dà.

Da qui, il Santo Padre accenna ad un documento di alcuni sacerdoti di un paese europeo dove si fa appello alla disubbidienza, in contrasto con le promesse sacerdotali, portando esempi concreti di come possa esprimersi questa disubbidienza che dovrebbe ignorare decisioni definitive del Magistero della Chiesa come per esempio la questione della ordinazione delle donne. Il Papa si chiede se la disobbedienza è veramente una via per rinnovare la Chiesa e portarla all'altezza dell'oggi come auspicano gli autori di tale appello. Si può percepire in questo, qualcosa nella conformazione a Cristo che è il presupposto di ogni vero rinnovamento, si chiede il Papa, o non è piuttosto solo la spinta a trasformare la Chiesa secondo le nostre idee e i nostri desideri.

Il Papa ricorda che Gesù ha corretto le tradizioni umane che minacciavano di soffocare la Parola e la volontà di Dio per risvegliare le coscienze alla vera volontà di Dio e alla sua Parola sempre valida. A Gesù stava a cuore la vera ubbidienza contro l'arbitrio dell'uomo, concretizzando il suo mandato con la propria ubbidienza e umiltà fino alla croce rendendo così credibile la sua missione.

Il Papa sottolinea che guardando alla storia post conciliare della Chiesa si può riconoscere il vero rinnovamento che ha assunto forme inattese in movimenti pieni di vita da rendere tangibile l'inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l'azione dello Spirito Santo.

Il Pontefice poi invita a guardare alle persone che hanno dato vita a questi fiumi freschi di vita (i movimenti ecclesiali), tutte persone ricolme della gioia della fede, la radicalità dell'ubbidienza, la dinamica della speranza e la forza dell'amore.

Resta chiaro, secondo Benedetto XVI, che la conformazione a Cristo è il presupposto e la base di ogni rinnovamento.




Il Papa ha ragione. Ogni vero rinnovamento, non solo nella Chiesa aggiungo io, deve partire da noi stessi, dalla conformazione a Cristo attraverso una conversione interiore.

Tuttavia se osserviamo la figura di Gesù e quella dei suoi discepoii ci accorgiamo che ci troviamo difronte a dei veri disubbidienti. Infatti Gesù e i suoi discepoli erano i primi a disobbedire alla legge, all'autorità religiosa e all'insegnamento dei sacerdoti del loro tempo, violando per esempio il giorno del sabato o il rito del digiuno, come si legge in Marco cap. 2: "... i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: 'Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?' ... In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: 'Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?'".

Gesù risponde, sintetizzando, dicendo che la Legge è per l'uomo e non l'uomo per la legge (il sabato è per l'uomo). Gesù corregge le tradizioni umane subordinandole alle necessità dell'uomo. Quindi la Legge e le tradizioni devono essere al servizio dell'uomo e non viceversa. La legge deve andare incontro alle esigenze dell'uomo. Non è l'uomo che deve servire la Legge e le tradizioni. Il verbo "obbedire" non compare nei Vangeli, ma compare con altri termini e con sfumature diverse come: "ascoltare", "osservare".

Gesù e i suoi discepoli tuttavia erano dei laici e non appartenevano alla classe sacerdotale, sebbene battezzati e tenuti al rispetto della legge mosaica e della Torah, non credo fossero vincolati dalle promesse sacerdotali che i sacerdoti di oggi fanno e che prevedono l'ubbidienza e il rispetto del vescovo. Per Gesù si trattava di disubbidire come laico e cittadino credente, all'autorità religiosa per ubbidire a Dio, non di disubbidire per cambiare una chiesa che ancora non esisteva.

Questo concetto di disubbidire per ubbidire a Dio lo ritroviamo in Atti, là dove Pietro invita ad obbedire a Dio e non agli uomini. Il discorso sulla disubbidienza viene poi ripreso anche nel Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica al punto 465, dove si dice che: "il cittadino non deve in coscienza obbedire quando le leggi delle autorità civili si oppongono alle esigenze dell'ordine morale: 'Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini' At. 5,29".

Il verbo "obbedire" è un brutto verbo dal mio punto di vista, perché presume un rapporto di sottomissione ad una volontà altrui in un ordine gerarchico. L'ubbidienza richiede umiltà e sottomissione nell'accettazione supina e incondizionata della volontà e degli ordini altrui. Tuttavia il Papa, nel suo discorso, fa riferimento al voto di obbedienza al Vescovo e al Magistero della Chiesa che i sacerdoti e in genere i consacrati sono tenuti a fare

Perché i sacerdoti devono obbedire al Vescovo e al Magistero della Chiesa? Perché la Chiesa è voluta da Gesù al servizio dell'uomo ed è UNA, Santa, cattolica e apostolica. Essa è strumento di salvezza affinché il mondo creda. La salvezza non si compie invece nell'ubbidienza ad uno Stato, men che mai nella Politica che è l'arte di amministrare lo Stato, al quale si può anche disubbidire se le sue leggi vanno contro l'ordine morale e non sono al servizio delle esigenze dell'uomo e della sua salvezza, come spesso accade quando le leggi sono finalizzate a salvare lo Stato, l'Istituzione, sacrificando l'uomo.

La Chiesa appartiene a Gesù ed è il suo Corpo mistico. Ci pensa lui a condurla e a rinnovarla sotto l'azione dello Spirito Santo, facendo sorgere nuovi carismi e nuovi fiumi di vita come anche il Papa ricorda.