Nel Vangelo ci sono alcuni episodi sula gestione della ricchezza in apparente contraddizione tra di loro. Vediamoli.
Luca 16,9
"Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne."
Raffaello, guarigione dello storpio (Photo credit: Wikipedia)
A questo punto bisognerebbe chiedere a Gesù: Signore, senti un po', quelle persone che di ricchezze non ne hanno, cioè quei poveracci nullatenenti morti di fame in mezzo ad una strada, come fanno a farsi gli amici per essere poi accolti nelle dimore eterne, visto che non hanno niente da dare?"
L'altro episodio che entra in apparente contraddizione con Luca 16,9 è Luca 14,12-14.
"Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti»."
A Contrada banquet (Photo credit: Wikipedia)
"Anche qui bisognerebbe chiedere a Gesù: "Signore, senti un po', quelle persone che di ricchezze non ne hanno e che quindi non hanno la fortuna di dare pranzi e cene a favore dei ciechi, dei poveri e degli zoppi, otterranno una qualche ricompensa alla risurrezione dei giusti?"
Domanda farisaica a Gesù: "Signore, vuoi dire che quei profughi sui barconi poveracci nullatenenti, senza alcuna ricchezza, che non hanno modo di aiutare alcuno, nemmeno loro stessi, non riceveranno alcuna ricompensa e saranno esclusi dalla risurrezione dei giusti? Quindi non saranno accolti in nessuna dimora perché non hanno avuto modo di farsi amico alcuno?
Gesù, tuttavia, non può essere ingiusto e iniquo discriminando il ricco che può aiutare il povero investendo nel povero, dal povero stesso che non può aiutare nemmeno se stesso perché non ha nulla da investire.
E' chiaro che il primo episodio va in conflitto con il secondo episodio, perché secondo la logica di Gesù alla luce del secondo episodio, le ricchezze che per Gesù sono sempre e comunque inique non vanno usate per farsi gli amici affinché poi ti possano in qualche modo ricambiare accogliendoti di qui e di là o restituendoti il favore. E allora come andrebbe letto il primo episodio?
Secondo me andrebbe letto non come consiglio o un suggerimento a usare la ricchezza per farsi gli amici, ma come una amara constatazione della generale furbizia umana in correlazione con i versetti precedenti e quelli successivi, in questo modo: "I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri (e quindi più furbi) dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: voi siete scaltri e vi procurate gli amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore secolari. ... Chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque avete fatto i furbi e non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza (facendovi degli amici per il vostro tornaconto), chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui (facendovi degli amici sempre per il vostro tornaconto, come fanno i politici) chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona. Vedete furbacchioni, così come voi sapete usare le vostre ricchezze per farvi degli amici e scambiarvi i favori, così Dio sa usare le sue ricchezze per farsi i suoi amici e scambiare favori con loro."
US BANK (Photo credit: Wikipedia)
Nel secondo episodio Gesù non invita a usare le ricchezze per farsi gli amici, anzi gli amici qui li esclude proprio, insieme ai parenti, ai fratelli e ai ricchi vicini, ma invita a usare le ricchezze materiali per aiutare i nullatenenti, coloro che non possono ricambiarti e nemmeno accoglierti nelle loro dimore secolari. Si tratta di fare, secondo la logica di Gesù, quello che io chiamo un investimento a fondo perduto, confidando in una ricompensa alla risurrezione dei giusti.
La ricompensa alla risurrezione dei giusti è la carota sulla quale Gesù fa leva per convincere il ricco che non conosce Dio ad aprire il portafoglio per aiutare i poveri. La ricompensa alla risurrezione dei giusti, secondo Gesù, è il tornaconto del ricco solo se impara a condividere le proprie ricchezze con i poveri e i nullatenenti.
Ma qual è questa ricompensa? La beatitudine, lo dice Gesù: "sarai beato".
Ma io domando a Gesù: perché certe occasioni toccano sempre e solo ai ricchi e mai ai poveri? Il ricco, se vuole, può essere beato, basta che usi le sue ricchezze per aiutare i poveri. Il povero, non avendo questa possibilità, a meno che non riceva una ricca donazione dal ricco, non potrà mai essere beato perché, essendo povero, a malapena riesce a pensare a se stesso, come fa a pensare ad un altro povero?
Orchestra 100
Lui-sa
Nessuno è così povero da non poter donare se stesso. Hai mani? Usale. Hai tempo? Spendilo.