La parola "padrone" deriva dalla parola "padre" e da "patrono". La parola "padrone" significa, secondo il dizionario Zanichelli: "chi è proprietario di qualcosa", ma anche: "chi è assoluto dominatore, unico arbitro delle sorti di qualcosa o di qualcuno". Quindi, chi comanda. Tuttavia, quando si parla di padrone il pensiero va subito al padrone di casa o al datore di lavoro.
Sta di fatto che la parola "padrone" deriva essenzialmente da padre. Il padre è il dominatore dei figli e comanda su di loro, almeno fino a quando non raggiungono l'età dell'indipendenza.
Nel Vangelo, in Mt. 6,24 e in Lc. 16,13, Gesù, rivolgendosi alla folla, ai suoi discepoli e ai farisei, sottolinea il fatto che non si possono servire due padroni: Dio e mammona. Quindi, secondo Matteo e Luca, per Gesù, Dio è uno dei due padroni, mentre l'altro padrone è mammona dove mammona non è solo il denaro di per sé, ma è anche l'avanzamento di grado nel lavoro e nel contesto sociale che di solito porta ad uno stipendio maggiore e ad un prestigio sociale maggiore. Un generale dell'esercito, per esempio, probabilmente è più pagato di un colonnello. Tuttavia, in mammona rientra anche la proprietà privata con i suoi annessi e connessi.
Se c'è un padrone, ci deve per forza essere un servo, perché non ci può essere un padrone senza un servo, così come non ci può essere un servo senza un padrone. La cosa sembra confermata anche dal fatto che Gesù dice in Lc. 17,7 "Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". Sembrerebbe che Dio voglia fare il padrone e i suoi discepoli debbano fare i servi inutili. Ma è davvero così? No, non è così.
Qui Gesù, analizza un contesto sociale tipico dei suoi tempi, ma ancora attuale: il rapporto servo-padrone. I discepoli fanno fatica nella fede e chiedono a Gesù di accrescere la loro fede, da come si legge nei versetti precedenti. Questi discepoli si sottomettono e si comportano come dei servi nei confronti di Dio. Gesù lo evidenzia bene constatando: "Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". I discepoli si fanno servi sperando di ingraziarsi Dio, ma Dio non si lascia intenerire dal servo ligio ai suoi ordini. Gesù lo evidenzia bene dicendo: "Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?" I discepoli non sanno che, invece, Dio non vuole farsi servire, non vuole fare il padrone, ma vuole servire l'uomo, proprio perché Dio è amore. Per Dio, il "padrone" sono i suoi discepoli. Per questo motivo Gesù dice nel versetto precedente Lc.17,6: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe". Già, perché Dio vuole servire il discepolo. Dio serve l'uomo che confida in lui, come se l'uomo fosse il suo padrone. Dio ubbidisce a chi confida in lui.
Gesù è amareggiato dal fatto che la sua gente corra dietro a mammona come se mammona fosse il loro padrone. Gesù vorrebbe invece che tutti corressero dietro a lui perché è Lui il servo da cui servirsi. Per questo motivo non è possibile servire due padroni. Dio non può sottomettersi a mammona, quindi Dio, per esclusione, ha un solo padrone da servire: non può essere se stesso. Quindi resta soltanto l'uomo che confida in lui.
L'uomo invece si fa due padroni: Dio e mammona e spesso usa il primo per servire il secondo. Se, per Dio i padroni siamo noi uomini che confidiamo in lui, è chiaro che non può essere lui il nostro padrone, quindi per esclusione, l'unico padrone a nostra disposizione al quale sottometterci volontariamente è soltanto mammona.
Giovanni Tartara
A mio modesto avviso bisogna fare una distinzione.
Dio non è il servo degli uomini, è Gesù che è venuto per servire.
Si dirà che Gesù è Dio. Attenzione, Gesù è il "Figlio", che è anche uomo, è in unione ipostatica con Dio, sottoposto a Dio, sottolineando che questo è un mistero impossibile da risolvere da parte degli uomini.
Gesù ha confermato questa definizione quando dice: "non la mia ma la Tua Volontà" "il tempo esatto non lo conosce alcuno, nemmeno il Figlio, ma solo il Padre" "Dio mio perché mi hai abbandonato"...
Quindi Dio è il Padrone, come Gesù ha indicato in varie sue parabole, Gesù è l'inviato di Dio, venuto sulla terra per servire.
Altra cosa: l'avanzamento nel lavoro non è da condannare tout-court. L'avanzamento nel lavoro per merito è positivo, e deve essere visto non soltanto come un mezzo per guadagnare di più, ma come un aumento di responsabilità che merita anche materialmente un qualcosa di più, non certo, però, nel rapporto che c'è ora fra i manager e i lavoratori che ora sono considerati poco più che schiavi al servizio del capitale, cioè di mammona.
Morale: bisogna guardarsi dal manicheismo, di chi divide il mondo in bianco e nero, senza considerare che fra il bianco ed il nero ci sono mille sfumature, che sono quelle che rendono bello questo mondo...