Come dice padre Alberto Maggi: "La Legge impedisce di conoscere l'amore del Padre."
La Legge deve essere al servizio dell'uomo, altrimenti la Legge diventa una forma di schiavitù. Ogni uomo ha bisogni ed esigenze diverse l'uno dagli altri. Ma se la Legge con le sue regole e la sua burocrazia deve essere uguale per tutti, come sta scritto a caratteri cubitali nei tribunali, come può andare incontro alle esigenze di ogni uomo? Come può la Legge essere al servizio di ogni uomo, se deve essere uguale per tutti? Non può, è un suo limite: accontenterà qualcuno, scontenterà altri imprigionandoli in contesti avulsi dalla loro indole e dal loro spirito. Quindi la Legge uguale per tutti mortifica l'uomo perché lo schiavizza costringendolo a compiere azioni che nulla hanno a che fare con i suoi bisogni, portandolo prima o poi al fallimento e alla morte.
L'uomo può fare a meno della Legge, se lo vuole. Una società che riesce a fare a meno della Legge e della burocrazia che ne consegue non è una società anarchica, ma è una società libera e consapevole.
Giovanni Tartara
"Non può, è un suo limite: accontenterà qualcuno, scontenterà altri imprigionandoli in contesti avulsi dalla loro indole e dal loro spirito. Quindi la Legge uguale per tutti mortifica l'uomo"
Questo è un discorso anticomunitario, quindi anticristiano e anche contro qualsiasi tipo di organizzazione comunitaria.
Per vivere in comunità, anche una comunità di due sole persone, ogni persona dovrà rinunciare a qualche sua aspirazione per il bene della comunità stessa.
La stessa religione cristiana esige il sacrificio di qualcosa di se stessi, per il bene comune.
Prisma
Giovanni, per vivere in comunità sei sicuro che occorrono proprio delle leggi uguali per tutti? La legge è una norma che regola la condotta individuale e sociale degli uomini. Tu, questa norma, la giustifichi se è orientata al bene della comunità. Che ci vogliano delle regole è pacifico, ma che queste regole debbano essere uguali per tutti, per il "bene" della comunità secondo me non è più pacifico, perché è assurdo.
Se il cristianesimo significa rinunciare a qualche aspirazione per il bene della comunità stessa, allora preferisco non essere più cristiano. Non perché non abbia a cuore il bene della comunità stessa, ma perché non ho proprio idea di cosa sia il bene e il male in generale.
Il "bene" della comunità lo lascerei da parte perché troppo generico e parlerei piuttosto di "vita" della comunità, perché la vita di una comunità è più importante del bene della comunità. Dare la propria vita per la vita della comunità ha un senso che posso comprendere, ma rinunciare alla propria vita e alle proprie aspirazioni per il bene della comunità, per me ho poco senso. Cosa è il bene? Il benessere? i beni terreni? Il bene comune come condivisione? La bontà? La Giustizia?
Per quanto riguarda i sacrifici e le rinunce, Gesù è il primo a ricordarci che Dio non vuole sacrifici, ma misericordia.
Giovanni Tartara
"ma che queste regole debbano essere uguali per tutti, per il "bene" della comunità secondo me non è più pacifico, perché è assurdo"
Cosa intendi per "regole"?
Per esempio, prendiamo i 10 comandamenti.
Sono uguali per tutti. Per te è assurdo?
Ci vogliono tanti comandamenti quante sono le persone?
E così per le leggi civili.
Il minimo che si può pretendere è che i diritti dell'uno non vadano a calpestare i diritti dell'altro, o non vadano a degradare la natura, che siano sostenibili per il pianeta.
Questo è il minimo che io intendo quando parlo del "bene comune".
Prisma
Più che assurde ritengo le leggi mosaiche superate dall'insegnamento di Gesù. Non abolite, ma superate. "Fare agli altri ... Non fare agli altri ... ". Che è poi quello che dici tu.
Giovanni Tartara
Però facciamo attenzione dicendo superate. Gesù disse:
IL COMPIMENTO DELLA LEGGE (Matteo 5, 17.. 18) cfr. Luca 16, 17
“Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno della legge, senza che tutto sia compiuto".
Ciò che ha puntualizzato Gesù è che la legge, intesa come comandamenti, sono sempre validi, anzi, alcuni li ha pure inaspriti, per esempio fece notare che:
"Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al Sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna".
E da un altro canto ha fatto notare che alcuni comandamenti vanno presi cum grano salis, come il comandamento del sabato, cioè "Dio ha fatto il sabato per l'uomo, non l'uomo per il sabato" (quando gli contestavano di aver guarito di sabato).
Buon ferragosto!
Prisma
Giovanni, dici bene, condivido. Attenzione quindi non solo a dare dello stupido o del pazzo al fratello, ma attenzione soprattutto a non espropriarlo di quanto gli appartiene in comproprietà con gli altri fratelli e di quanto gli necessita in comunione con gli altri fratelli, rischiando di provocarne la morte, negandogli l'accesso ai beni che appartengono a tutti. Altroché fuoco della Geenna...